Preso da esaltazione “futurista” questo film si districa tra macchine, leve, impianti industriali, motociclette, automobili, schermi giganti (i “quadri luminosi”!) e arei… tutto l’armamentario della nuova esaltante civiltà industriale e nientepopodimenoche veri e propri robot. Ovviamente uno buono e l’altro cattivo, per non disobbedire alle più elementari leggi dello storytelling.
Parliamo di L’uomo meccanico (1921) di André Deed, conosciuto in italia come Cretinetti e protagonista di diverse comiche. L’uomo meccanico dispiega davvero tutti gli elementi della robotica per come la si è immaginata a partire dagli automi, tutti manopole e leve, che già affascinavano le corti europee in epoca barocca fino alle figure “moderne” che hanno segnato il passaggio dall’800 al ‘900. Pensiamo ai pesanti “mostri” della fantascienza americana degli anni ’40 e ’50.
L’archeologia della robotica dovrebbe passare anche da qui… dagli immaginari, cinematografici, certo! ma anche letterari (e salta subito alla mente Asimov)! Sarebbe interessante costruire un percorso dell’immaginario della robotica parallelo a quello della disciplina scientifica. Vedere quanto scienza e arte dialogano, inferiscono, si ibridano… capire la robotica a partire dalla sua capacità di divenire immagine e immaginario.