de l'industrie a La Villette. Attraverso ripide scale ci si accomoda in un’area destinata ai sedili che sta più o meno nel cuore della sfera. I sedili sono reclinati. Niente schermo, un sistema leggero di ponteggi e punti luci ricopre metà della sfera. Quando la proiezione inizia in 2D si ammira l’ampiezza dello schermo, la curvatura, la luminosità, senza parlare del suono totalmente avvolgente. Ma quando inizia la proiezione vera e propria, in 3D stereoscopico digitale, inforcati gli occhiali, si perdono davvero i confini, come Jodie Foster in Contact si è proiettati in una visione completamente avvolgente. Come per lo sguardo umano si perde la percezione di un confine visivo, le figure realmente solide, realmente libranti nell’aria, coprono uno spazio che sembra totale, si avvicinano pericolosamente… e come i bambini non si riesce a trattenersi dal protendere la mano per cercare di toccare. Uno spettacolo di fantasmi in cui le meraviglie dell’oceano sembrano fluire intorno a te. Un’esperienza esaltante davvero che ci dice anche di come il cinema tenda ormai ad uscire dal canonico spazio della sala, a colonizzare altri luoghi e spazi, a farsi sempre più largo nei musei, nelle gallerie, negli acquari e in tutti quei luoghi del turismo e dello spettacolo. Siamo ormai come i cittadini delle metropoli dell’800 che si divertivano tra esposizioni scientifiche e commerciali e che viaggiavano immobili tra diorami e panorami. Quello che cambia è la tecnologia a nostra disposizione. Per quei cittadini il risultato ultimo delle loro esperienza visive fu il cinema, per noi, c’è solo da aspettare, sapendo che l’incrocio tra scienza, architettura e cinema ha da offrire nuovi spettacoli e nuove esperienze.
La Geode e l’esperienza del cinema
de l'industrie a La Villette. Attraverso ripide scale ci si accomoda in un’area destinata ai sedili che sta più o meno nel cuore della sfera. I sedili sono reclinati. Niente schermo, un sistema leggero di ponteggi e punti luci ricopre metà della sfera. Quando la proiezione inizia in 2D si ammira l’ampiezza dello schermo, la curvatura, la luminosità, senza parlare del suono totalmente avvolgente. Ma quando inizia la proiezione vera e propria, in 3D stereoscopico digitale, inforcati gli occhiali, si perdono davvero i confini, come Jodie Foster in Contact si è proiettati in una visione completamente avvolgente. Come per lo sguardo umano si perde la percezione di un confine visivo, le figure realmente solide, realmente libranti nell’aria, coprono uno spazio che sembra totale, si avvicinano pericolosamente… e come i bambini non si riesce a trattenersi dal protendere la mano per cercare di toccare. Uno spettacolo di fantasmi in cui le meraviglie dell’oceano sembrano fluire intorno a te. Un’esperienza esaltante davvero che ci dice anche di come il cinema tenda ormai ad uscire dal canonico spazio della sala, a colonizzare altri luoghi e spazi, a farsi sempre più largo nei musei, nelle gallerie, negli acquari e in tutti quei luoghi del turismo e dello spettacolo. Siamo ormai come i cittadini delle metropoli dell’800 che si divertivano tra esposizioni scientifiche e commerciali e che viaggiavano immobili tra diorami e panorami. Quello che cambia è la tecnologia a nostra disposizione. Per quei cittadini il risultato ultimo delle loro esperienza visive fu il cinema, per noi, c’è solo da aspettare, sapendo che l’incrocio tra scienza, architettura e cinema ha da offrire nuovi spettacoli e nuove esperienze.