Palden Gyatso è un monaco tibetano ottantenne, piccolo, con il volto e il corpo segnato dal tempo, cinto dal tipico manto rosso… in disparte aspetta, neanche tanto emozionato (appena un accenno – anche se calosoro – ad una bandiera del Tibet che veniva sventolata) che le persone in sala tornino a sedersi e smettano di applaudire per poter parlare, per rivolgersi a noi. Si è appena conclusa la proiezione di Fire under the Snow di Makoto Sasa (lei invece si molto emozionata) un documentario su di lui che, colpevole solo di aver parlato e dimostrato per l’indipendenza del Tibet, ha passato 33 anni della sua vita in prigione dove ha anche subito svariate e crudeli torture. Ora gira per il mondo raccontando la furia della dominazione cinese e il tentativo di cancellare una identità nazionale, culturale e religiosa. Lo fa appellandosi alla non-violenza, attuando proteste pacifiche come lo sciopero della fame nel 2006 contro la descisione di affidare alla Cina l’organizzazione delle Olimpiadi del 2008. Il film segue Palden ora che vive in India come il Dalai Lama, ricotruisce la sua storia e la storia di molti tibetani che dal 1959 subiscono una dominazione brutale. Alla fine del film in un solo moto ci siamo alzati tutti di fronte a questo piccolo uomo e alla sua grande storia…
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