Che brutto dare la notizia di un decesso… eppure si trova subito un senso, nel momento in cui si vuole rendere partecipi di un sentimento di rispetto per un uomo, un artista. E’ morto Sidney Pollack, uno dei grandi maestri del cinema americano.
Regista che ha dato una scossa al sistema cinematografico americano con i suoi film spesso violentemente polemici se non politici, figura fondamentale della cosiddetta New Hollywood, regista in grado nello stesso tempo di imporre uno stile, ma anche capace di rielaborare i generi e le modalità narrative del cinema americano. Regista-autore che ho sempre trovato affascinante per il suo garbo, per l’eleganza della sua figura (me lo ricordo ancora di persona pochi anni fa e poi in Eyes Wide Shut di Kubrick).
E’ morto per un cancro incurabile… a caldo mi vengono in mente Tootsie e un sorprendente Dustin Hoffman in una commedia quasi perfetta, Corvo rosso non avrai il mio scalpo, per me uno dei migliori western moderni. E pensare a Pollack non può che far baluginare il volto di Robert Redford, suo attore feticcio, ricercatore braccato nel celeberrimo I tre giorni del Condor, attore perfetto nei melodrammi come La mia Africa e Come eravamo, a fianco di Meryl Streep nel primo e Barbra Streisand nell’altro.
E poi Jane Fonda, in Non si uccidono così anche i cavalli?, film di culto, una delle più impressionanti allegorie della società contemporanea… Tom Cruise ne Il socio, lavoro, secondo me, meno bello di altri suoi film. Eppure anche l’improbabile remake di Sabrina, il bel documentario sull’architetto Frank Gehry, Havana, Yakuza etc. compongono un mosaico brillante di un regista americano eclettico, che corre rischi… che amava il cinema.