Ouverture Alcina del Teatro delle Albe che ho visto ieri a Torino in occasione del Festival delle colline torinesi (sito) è per me l'esempio limpido e splendido di un'estetica contemporanea, oserei persino dire tecnologica, digitale… chi ha visto lo spettacolo mi prenderà per pazzo: niente di più tradizionale di un'attrice sola nello spazio scenico vuoto che per di più recita in antico dialetto romagnolo. Certo ma Ermanna Montanari è su una scena vuota e spoglia con il suo corpo che prende possesso di un piccolo spazio attorno a sé creato dai suoi movimenti e da una costruzione illuminotecnica perfetta. Si trasforma in un fantasma, complice l'abito lungo e il trucco tetro e pesante (oltre, e soprattutto, alla presenza scenica incredibile dell'attrice). Un impianto illuminotecnico che deginisce la figura visiva ell'attrice che in poche e sapienti mosse costruisce il suo personaggio, che è un personaggio sonoro che appoggia la sua voce (e le sue innumerevoli sfumature) su un tappetto sonoro di musica elettronica performato dal vivo da Luigi Ceccarelli. Montanari e Ceccarelli dialogano live a creare un concerto sonoro che coniuga la parola arcaica del teatro e del dialetto romagnolo e le molteplici varietà elettroniche del suono digitale. Non penso che l'elettronica e il digitale siano solo una forma d'arte che si richiude nella tecnologia mettendo in scena la tecnologia stessa… questa è stata spesso una delle pecche di questa sbornia tecnologica che ha investito il sistema delle arti contemporanee. In questo caso invece si tratta di una tecnologia che è strumento peculiare e unico, che investe forme più tradizionali e si ibrida in esse. Nuovo non è l'esposizione virtuosistica della tecnologia e non è nemmeno più originale, nuovo, intenso e spettacolare è l'insieme di tecnologie, tecniche e arti che è, a mio parere, l'essenza, l'ontologia più vera e originale dell'arte al tempo del digitale.