Alta definizione, bassa definizione e l’ “altra” definizione – Un seminario di Storia e Teoria dei Media dell’Università di Torino

LD Low Definition. Estetiche della bassa definizione è il titolo di uno speciale davvero interessante curato da Silvio Alovisio e Enrico Terrone per la rivista "Segnocinema" (n. 172). Ora i due curatori hanno organizzato per lunedì 12 marzo (dalle ore 09:30 presso la Sala Lauree Facoltà di Lettere e Filosofia Palazzo Nuovo, Via Sant’Ottavio 20 – Torino) l'incontro "Una questione di definizione. Immagini e suoni a bassa fedeltà nell'era dell'HD. Interverranno Paola Pallavicini, Silvio Alovisio, Enrico Terrone,
Alessandro Amaducci e il sottoscritto. Introdurrà Peppino Ortoleva.

La questione dell'estetica della bassa fedeltà nel cinema, nei media in generale e nella musica è centrale. Immagini in bassa definizione hanno colonizzato la Rete e sono penetrate anche nel cinema. Io cerco di notare come negli schermi contemporanei immagini a bassa definizione e ad alta definizione convivono; sistemi digitali e analogici cercano e trovano combinazioni inedite, ma spesso anche per "errori" tecnologici fruiamo immagini alte in bassa o cerchiamo di accogliere immagini e suoni ad alta definizione su device sbagliati. E così eccovi il mio abstract dell'intervento:

L’ “altra definizione”

Tra Low Fi e High Fi si è svolta non solo una guerra tecnologica ma anche una dialettica in fase critica e teorica nel campo degli studi sui media, vecchi e nuovi.

Un campo che ha animato il mondo degli studi sul cinema, sulla televisione, sul computer, il digitale e la Rete e che ha introdotto vecchi e nuovi dibattiti sul realismo, sull’estetica del vero e sulla falsificazione, sulla rimediazione e la rilocazione, sulle sale, gli schermi, la fruzione e l’esperienza dello spettatore.

Ora però alcune domande e alcune apparenti incongruenze riaprono il dibattito e portano all’identificazione di un panorama ibrido in cui tra “alta definizione” e “bassa definizione” vince l’ “altra definizione”.

L’ “altra definizione” è il mare dell’indistinto che tra errori, tecnologie non ancora sviluppate, scelte estetiche (ed etiche), porta ad avere a che fare con una massa di immagini indistintamente low e high. Si sta così venendo a formare uno spettatore che in un modo o nell’altro manca l’obbiettivo e quindi “sguazza” in un’ “altra definizione” ibrida, spesso scorretta, guardando testi non adeguati per la tecnologia che usa a supporto.

Uno spettatore spesso scisso tra uno che “naviga” consapevolmente testi e tecnologie e uno che li attraversa ludicamente. Uno spettatore che rispecchia lo stato attuale della società: una società dai molteplici device e dalle differenze esperienze di fruizione e dall’imminente prevalere di testi audiovisivi sugli altri tipi di testualità.