West di Fanny & Alexander

West, punto cardinale di una riflessione sul mondo che diviene coreografia di tic, gesti, domande, tensioni. Un palco scarno, un tavolo, una sedia, un'attrice, quattro punti luce a vista puntati su di lei. Musica continua, ritmica, una voce fuori campo che impartisce ordini, che dialoga, un flusso di parole e ripetizioni. Una coreografia, appunto, di parole, musiche, gesti, refrain, a costruire un immaginario che dai punti cardinali si radica nel west, nell'Ovest, nell'Occidnete che siamo noi ma che soprattutto è l'America. Il nuovo spettacolo di Fanny & Alexander che ho visto ieri al Festival delle Colline Torinesi è teso, vibrante, a tratti schizofrenico, bellissimo. Il flusso di parole e testi sottotraccia è persino ipnotico e porta all'eccesso la nostra "connettività", le nostre mitologie usa e getta, pop. Fanny & Alexander fanno tutto questo proponendo ancora una volta al centro un prototipo mitico, Il mago di Oz, libro e film. L'attrice, con le scarpette rosse di Dorothy e la maglietta con il viso di Judy Garland, riceve ordini sui movimenti e sulle parole, si fa traccia per persuasori occulti, si immerge nel flusso comunicativo, presa dall'incantesimo delle domande senza risposta, nella trappola di una comunicazione priva di senso compiuto…