Bello il libro di Katia Gasparini (Design in
superficie. Tecnologie dell’involucro architettonico mediatico, Franco Angeli)
dedicato alle facciate mediali architettoniche. Bello perché per quanto ne so è
il primo testo organico italiano su questo tema. Ci sono interventi, numeri di
rivista e anche alcune riflessioni d’artista ma – ripeto, a mia conoscenza
(anzi se qualcuno di voi può smentirmi e indicarmi altri libri gliene sarò solo
grato) – mai un saggio che facesse un quadro storico e teorico. Gasparini parte
da due presupposti, le facciate che nell’architettura contemporaneo divengono
nuovo luogo per comunicare contenuti, nuova pelle urbana su cui iscrivere
messaggi mediali e di conseguenza quella dematerializzazione (teorizzata da
Paul Virilio) a cui va incontro questa architettura delle luci e degli schermi.
La Gasparini affronta il tema sia dal punto di
vista teorico con la nascita delle superfici/pelli architettoniche, la
smaterializzazione dell’architettura, la medializzazione della metropoli, ma
traccia anche un breve profilo storico andando a individuare i tentativi e gli
esempi più interessanti, a partire dall’imperativo postmodernista di Venturi di
“imparare da Las Vegas” e di immettere comunicazione e spettacolo nelle
superfici della città. Poi i diversi approcci, gli architetti che maggiormente
hanno lavorato su volumi fluidi e liquidi da Gehry e Nouvel fino ai fratelli
Adler e gruppi come Spacelab, CCC, Asymptote, Nox ecc.
Non manca nemmeno uno sguardo sui contenuti,
quelli di luce, i filmati, e una parte dedicata alla progettazione e alla
tecnica.
Il punto di partenza è quello di una società
mutata nelle dinamiche sociali, culturali e economiche e un aspetto urbano che
muta con essa. Una società e una città in cui l’informazione è centrale e la
tecnologia digitale il tramite più evoluto della sua diffusione. Dalla
diffusione del vetro che smaterializza le architetture all’inclusione della
luce nel progetto, fino alle vere e proprie pelli mediatiche. L’architettura
della luce e delle superfici mediali da una parte accelera verso la
smaterializzazione, dall’altra opera una ricostruzione degli spazi pubblici
attraverso spettacolo e informazione.
Il libro è davvero ricco di spunti, di
riflessioni ma anche di esempi e di rimandi…