Il finale di una ironia tagliente, di uno humor nero davvero sublime vale l’intero film. Intendiamoci: Burn after Reading, l’ultimo film dei fratelli Coen, non è uno dei loro migliori, ma nonostante ciò ci regala una visione così divertitamente pessimistica del mondo che non si può non apprezzarlo. In un riuscito incrocio tra noir, spy story e commedia e in una spassosa carovana di caratteri, Burn è un film soprattutto di attori… non tanto la macchietta di Brad Pitt, personal trainer piuttosto stupido, quanto la tragica ilarità di Frances McDermond, una sorta di anti-eroina che si batte per il valore di una vita nuova (una serie di chirurgie estetiche) e che con fare disinvolto – una sorta di femme fatale inconsapevole – manda allo sbaraglio tutti i personaggi di questo “gioco” e vince il suo premio. E poi George Clooney, fantastico nel suo ruolo, pieno di tic e con un paio di battute messegli in bocca da una sceneggiatura a tratti esilarante. Un film divertente e profondo anche se non riuscito del tutto, la vitalità del loro cinema i Coen l’hanno espressa meglio altre volte… a tratti un po’ fiacco, non così coraggioso come in altre prove, insomma un concetrato della loro poetica e un assaggio delle loro capacità ma senza brillare, senza troppa originaltà come ogni tanto gli capita (penso a Prima ti sposo poi ti rovino)…
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