Che soddisfazione vedere Gianni Di Gregorio prendere il Leone per il migliore esordio a Venezia, Pranzo di ferragosto è un film davvero molto bello, di una semplicità disarmante, eppure non vorresti che finisse mai, vorresti seguire questa figura scanzonata, simpatica e dolente nelle giornate afose dell’agosto romano alle prese con le sue impagabili vecchiette, “trincare” bianchetti in continuazione e preparare pranzetti.
Di Gregorio è l’ultimo arrivato di una “specie” che il nostro cinema ha molto frequentato, il regista attore autore… pensiamo agli esempi più eclatanti di Benigni e Moretti. La sua maschera – lui che è uno sceneggiatore affermato – è di quelle che non si dimenticano: la voce profonda, le sopracciglia alzate, il sorriso che si apre sardonico e allo stesso tempo bonario.
Un film semplice, dicevamo, a basso costo, eppure un piccolo miracolo, un film che osa mettere in scena un mondo un po’ dimenticato, quello degli anziani, senza colpi di scena, facendolo fluire così, un po’ nomade, un po’ vago, un po’ fortuito, un po’ come la vita.
E ‘ un film intriso anche di una bonaria nostalgia, di un senso amaro pur nella vitalità (soprattutto delle “arzille” vecchiette) dei personaggi. E’ la nostalgia per una Roma popolare, simpaticamente impudente che sta scomparendo e nello stesso tempo per un certo cinema italiano, capace di storie minime eppure bellissime, di personaggi minori eppure indimenticabili, di un cinema che mischiava commedia e dramma, ironia e grottesco…
Un film da vedere assolutamente!