Next… please

Prima c’erano la metropolitana preso o non presa da Gwyneth Paltrow in Sliding Doors (1998) di Peter Howitt. Poi il gioco si è fatto complesso in Minority Report (2002) di Steven Spielberg. Per non parlare degli ancora più “problematici” Pulp Fiction (1994) di Quentin Tarantino e Memento (2000) di Cristopher Nolan (senza contare il cinema di Inarritu, Amenabar…). Anche Pappi Corsicato aveva giocato con il tempo, andando a creare siprali postmoderne con il suo Chimera (2001). Insomma il tempo narrativo e il tempo reale per il cinema contemporaneo sono temi fondamentali. Tasselli di un ragionamento sulla nostra società sempre più veloce e irrazionale, ma soprattutto mezzo per giocare con lo spettatore, pratica ludica e spettacolare che si avvicina sempre più ai trucchi dei maghi. Non a caso il protagonista di Next di Lee Tamahori (tratto da Non saremo noi, breve racconto di Philip K. Dick), in questo momento nelle sale, è un mago di professione, nella città del simulacro, del falso per antonomasia, Las Vegas, là dove notte e giorno non sono categorie prese troppo seriamente.
Lontano da una vera riflessione sul tempo e sul mezzo cinematografico, arte del tempo, come accade per esempio in tutto il cinema di Alain Resnais e in particolare in quel piccolo gioiello che è il doppio film Smoking / No Smoking (altro che Sliding Doors), e non è nemmeno più una “sadica” rilettura dei meccanismi cinematografici del cinema americano come avveniva in Tarantino, niente di tutto ciò: nel film di Tamahori tutto è gioco, ricerca della suspense (senza troppo riuscirci, tra l’altro), manipolazione del cinema per eccitare il pubblico con facili sensazioni spettacolari. Solo una volta riusciamoad entusiasmarci, quando il protagonista (Nicholas Cage) si divide in decine di persone all’interno di un sito industriale per cercare la propria amata rapita da un perfido terrorista. L’immagine contende a Escher un senso di vertigine davvero eccezionale, poi si ricomincia a sparare e correre… dritti dritti verso un finale prevedibile. Circa 2 ore di sbadigli e il terrore che per qualcuno questo filmino possa essere fonte di ispirazione per trattare del tempo del cinema e del tempo del racconto. Fatelo pure ma prendete esempi ben più significativi.