Provaci ancora, Allen

Un paio di anni fa, all’incirca, lessi una bella intervista a Woody Allen in cui il “nostro” si confidava in tono anche piuttosto intimo, confessando il suo amore per i grandi registi come Bergman e soprattutto il suo cruccio di non aver mai realizzato un vero capolavoro, quel film imperituro capace di passare alla storia.
Se non ricordo male diceva di essersi avvicinato con Io e Annie e con Manhattan ma di averlo solo sfiorato, e ora, ormai anziano, gli rimaneva il suo mestere e la sua capacità di fare bei film. Ho sempre trovato molto toccante questa rivelazione e soprattutto molto azzeccata: risponde perfettamente al mio pensiero sul suo cinema… mi ero persino abituato, con affettuosa indulgenza, a confrontarmi ogni anno con un suo nuovo film, più o meno divertente, dalle gag più o meno riuscite… fino a Match Point, quel film mi ha davvero colpito. Un cambio di stile, una sorta di rivoluzione per un regista che, certo, ha bazzicato diversi generi e diverse forme cinematografiche, ma che ultimamente ci proponeva varianti più o meno riuscite della solita commedia romantica dall’ineguagliabile “stile Allen”. Match Point era invece vibrante e nello stesso tempo glaciale, era Hitchocock per uno che aveva sempre “fatto l’occhiolino” a Bergman… era complesso, drammatico, fatalista, ironico. Un ottimo film… non un capolavoro, ahimè! Ma questa è la condanna di Allen… forse (so che molti non saranno d’accordo con me). Certo nulla faceva immaginare che il regista newyorkese, che ormai ama girare in Europa e che pare aver trovato un’ottima sistemazione per i suoi set in Inghilterra, si fosse così appassionato alle trame gialle “serie” da rifarsi così presto, ma soprattutto senza una vera idea. Un film, questo Sogni e delitti, che non ha mai un sobbalzo, fila via senza alcun interesse, vagamente noioso ma nemmeno così oltraggioso da essere decisamente noioso. Poco ispirato, addirittura moralista in maniera irritante, proprio da parte di un regista che ha fatto dell’ironia l’arma capace di leggere il reale anche nei suoi aspetti più sensibili come la religione, la morte, i rapporti famigliari, l’amore, la politica.
Decisamente inutile.