Volevo approfondire una riflessione che avevo fatto qualche tempo fa:
Un’altra delle qualità specifiche dei video dei media digitali è quindi di essere social, di nascere all’interno di piattaforme di condivisione e quindi di possedere nel proprio Dna i geni della viralità e della diffusione. Virali e anche seriali, perché la serialità nel web assume soprattutto i caratteri di un magazzino in cui è la componente ipertestuale a essere più significativa di quella consecutiva che invece caratterizza la serialità al cinema e in TV. Le diverse ricette del vlog di cucina, i diversi sketch delle youtuber, le differenti puntate di una web serie o di un web doc, i video del gameplayer hanno tutti la caratteristica di formare libraries condivise in cui i diversi video si situano come opzioni virali e quindi seriali, in qualche modo. «Virale» e «seriale» costituiscono dunque un binomio centrale che si basa sulla qualità interattiva di questi video. BuzzFeed ne è un esempio davvero interessante perché si tratta di un aggregatore di articoli e video, specializzato in news, che cerca la propria audience in Rete e lo fa trattando memi e virali, cioè concentrandosi più che altro sul valore dello scambio e dei flussi. Con più di 150 milioni di utenti unici al mese, BuzzFeed è un vero fenomeno della Rete e il suo successo è spesso basato su liste e gattini, quelle «esche da click» (clickbaits) che hanno come fine l’allargamento degli utenti. BuzzFeed mette al centro della sua proposta i video e setaccia la Rete alla ricerca di contenuti accattivanti che abbiano le qualità per imporsi sui social network. L’importante è che l’utente si senta attratto e si metta a cliccare, navigare, commentare e magari ripostare. Si tratta di un universo interattivo secondo diversi modi, che l’utente fa proprio intervenendo, dialogando su device diversi e soprattutto su mobile.
(Simone Arcagni, Visioni digitali. Video, web e nuove tecnologie, Einaudi, Torino 2016)
Si perché davvero la serialità online si distingue da quella televisiva… non si tratta tanto di creare un appuntamento nel palinsesto… una linearità attraverso il tempo, l’agenda e il rapporto privilegiato tra canale televisivo e suo spettatore. Sul web si tratta di realizzare database, playlist, archivi. Di immettere episodi in archivi o di creare episodicità laddove non c’è in origine: una playlist di music video, una pagina di contenuti omogenei, un aggregatore di video simili.
Come nel caso di Videoblocks (qui), l’aggregatore utilizzabile con la formula dell’abbonamento di immagini e video:
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Ma anche i canali di youtuber… o di crossover, come nel caso di BleedGirl, attiva youtuber che realizza video di crossover Disney (qui). Ogni video è una storia a sé eppure nella playlist della giovane e famosissima regista del web, l’intero corpus di opere diventa in qualche modo seriale, si trasforma in un universo frammento di contenuti omogenei.