Il seme della discordia

Che bello, è tornato Pappi Corsicato! Dopo diversi anni di assenza, dopo averci donato almeno un piccolo capolavoro come I buchi neri e un gioiellino come Chimera (senza dimenticare l’impressione incredibile che mi fece Libera alla sua uscita) era scomparso (ha realizzato documentari, soprattutto d’arte)… e ora ritorna e presenta a Venezia Il seme della discordia. Diciamolo subito: una storia un po’ sottotono, ma l’universo estetico di Corsicato, così esuberante, sinuoso, vintage è tale da sorregegre qualsiasi momento di noia. La sensualità intrigante delle sue protagoniste – Caterna Murino soprattutto – il suo occhio curioso sul mondo femminile e sul corpo femminile, i suoi accostamenti cromatici che ricordano Almodovar, il suo gusto citazionista che spazia da Douglas Sirk al cinema erotico italiano degli anni ’70, è un cocktail davvero unico. Corsicato crea universi paralleli, iperrealistici, pop, camp, gioca astutamente con il kitsh; il cinema per lui è un universo parallelo, fatto di melodramma e immagini patinate, con una colonna sonora che accosta sonorità contemporane a echi di mambo e di calipso. Un mondo dove il musical occhieggia tra una sequenza e l’altra, insomma un universo estetico personale estremamente affascinante… bentornato!

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  • Giancarlo |

    Il film è un vuoto esercizio di retorica, peraltro ben al di sopra dei modesti mezzi del regista. Se questo è un ritorno, Corsicato poteva rimanere dov’era.

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