Mi sto occupando (per un intervento ad un convegno) del
regista Corso Salani, in particolare sulla sua serie I confini
d’Europa, ma ovviamente sto guardando tutti i suoi
film… devo dire che più che altro li sto riguardando: i suoi film mi hanno
infatti sempre incuriosito e mi sono sempre piaciuti, l’ho sempre seguito
quando era presente ai festival che frequentavo e quando veniva programmato ho
cercato di non perdere i suoi nuovi lavori. Ma un lavoro così sistematico mi
sta spiazzando: innanzitutto perché questa possibilità di vedere quasi ogni
giorno un suo film mi ha permesso di percepire chiaramente la coerenza incredibile
di questo regista, e poi la "necessità" del suo cinema, delle sue storie ma anche
delle modalità, spesso rocambolesche, spesso avventurose, del suo fare cinema.
Ho visto anche il suo ultimo lavoro Mirna che esemplifica
perfettamente il suo cinema: una giovane donna, un diario di un viaggio, ma
soprattutto appunti di luoghi, paesaggi, persone.
Un diario dei sentimenti, la camera che si avvicina al
corpo, lo scruta, spesso in dettaglio, i pensieri che si accavallano alle
immagini, le lettere scritte, i pensieri riportati della sua amante che
supportano il fluire delle immagini. Diari, note, appunti, una camera mobile e
indiscreta, attaccata al personaggio, presente (spesso la protagonista gli si
rivolge come se fosse gli occhi della sua amata o un mezzo a cui fare confidenze,
un mezzo privato)…
Un film con uno spunto narrativo che si fa documentario in
quel suo vagare nei luoghi originali (Buenos Aires e le Ande per questa
ennesimo viaggio di Salani), nell’incrociare persone vere, vite quotidiane.
Spaesamenti potrebbe essere una delle parole chiave per
comprendere il cinema di Corso Salani, un cinema dello spaesamento, del sentire
i luoghi, del sentirsi estraneo e nello stesso tempo giocare a partecipare a familiarizzare,
perdersi in un flusso di movimenti e pensieri che divengono ben presto
nostalgia… nostalgia dei volti, dei paesaggi, dei film girati in precedenza…
e allora vita e cinema per questo regista divengono indissolubili (da qui la “necessità”
di cui parlavo in precedenza)…
Il cinema di Corso Salani è un cinema dell’esperienza viva e
dell’emozione e per questo chiede ai suoi spettatori, di espandere le proprie
emozioni, la propria sensibilità, entrare in sintonia con la verità dei volti,
delle attrici, del regista, della macchina da presa che guarda incuriosita, che
si sofferma, che interroga… un cinema insolito, personale, fatto spesso di
vuoti e sospensioni eppure così ricco, così intenso…