Oggi voglio parlarvi di un bel libro sulle
città, sulle città contemporanee, si tratta di Tra Dedalo e Icaro. La nuova domanda di città (Laterza) di
Giandomenico Amendola. La centralità della città contemporanea per Amendola è
soprattutto il risultato della crisi del modello Stato/Nazione. La città, anche
se aveva dimensioni minori e anche se contava meno persone in assoluto tra le
sue mura è sempre stata centrale nello sviluppo economico, sociale e culturale.
Ora è cambiato il ruolo e soprattutto è cambiato l’atteggiamento del soggetto
che la vive, è nella dialettica tra la città e le richieste del soggetto che si
modifica la metropoli contemporanea e in questa dialettica si possono
evidenziare alcune tendenze delle città oggi. E Amendola, con uno spirito catalogatorio
che forse assume dal più volte citato nel suo libro, Le città invisibili di Italo Calvino, definisce 10 modelli di città:
La città sostenibile
La città impresa
La città spettacolo
La città cosmopolita
La città della carta
La città ubiqua
La città bella
La città sicura
La città amica
La città dei cittadini
Città diverse che “sono, però, anche contigue
e, persino, largamente sovrapponibili”. Città come forme, come tendenze in
atto, come luogo di contrattazione tra i desideri che vengono dal basso e le
politiche di chi le governa. Amendola non dimentica mai i due assi, anzi
proprio su questi basa la sua teoria della città contemporanea, proponendo
esempi, mettendo in guardia su errori e politiche miopi, ma anche celebrando
alcuni successi. Parla di sociologia urbana ma non può dimenticarsi di parlare
di urbanistica e di architettura (evidenziando pregi e difetti degli interventi
delle archistars per esempio). La dialettica su cui
vive l’analisi attenta di Amendola è quella, riportata fin dal titolo, tra
Icaro, riferimento mitologico dell’atteggiamento a dominare la città
guardandola dall’alto; modello a cui si contrappone quello di Dedalo:
“l’urbanista e il governante guardano oggi con maggiore attenzione a Dedalo,
alla città vista come labirinto entro il quale si aggirano persone portatrici
di diversità e di comportamenti non scontabili in anticipo anche con i più
sofisticati strumenti previsionali.” I desideri dei fruitori quindi sta alla
base della città contemporanea, desideri a cui i governanti devono sapere
guardare e devono ponderare per poi agire tenendo conto della complessità.
Un’altra dialettica che abbiamo di fronte a noi legata alla città è quella tra
utopia e distopia, entrambe sembrano convivere, dipende da dove si vive, con
quali aspettative economiche e di vivibilità. Utopia e distopia non sono più
proiettate nel futuro ma sono ben ancorate nel presente. La città sicura, per
esempio, può essere certamente l’utopia a cui guardare e verso cui dirigerci ma
se le risposte diventano l’intolleranza, la chiusura (pensiamo alle gated
community) allora qualcosa non funziona più e la città
paradiso si trasformano nell’inferno, per esempio delle banlieu parigine.
La risorsa del tempo, la qualità della vita,
l’impatto ambientale, la sicurezza, la richiesta del bello, un’economia
sostenibile, una città a misura di donne, bambini e anziani, una città del
consumo e del turismo… sono tutte esigenze fondamentali…. un’analisi come
quella di Amendola permette di scavare al loro interno con intelligenza, farne
emergere ogni sfaccettatura, proporne esempi, e magari avvertire di alcune
storture o incomprensioni. Insomma un libro per capire come viviamo le città,
cosa possiamo richiedere alle città e come i nostri desideri di città possono
trovare risoluzioni in una politica concertata e in una visione attenta alle
dinamiche che attraversano i nostri spazi urbani.