Di software cinema si è occupato spesso per esempio Lev Manovich, ed è uno di quei campi a mio parere davvero interessanti perché mettono al centro della discussione sul cinema il software che è la struttura di espressione, pensiero e comunicazione fondamentale della nostra epoca. Ci sono così artisti che si sono occupati di realizzare software in grado di scomporre e ricomporre il cinema con il doppio intento, da un parte di rimettere in discussione le strutture del cinema stesso, le sue componenti linguistiche ed espressive come nel caso di Matt Roberts di cui parla Cristiano Poian su “Cinergie” (qui)… dall’altra di offrire allo spettatore, che ormai si è trasformato in utente, un mezzo per manipolare, non solo le immagini, ma anche i meccanismi temporali e narrativi del cinema.
Non è un caso quindi che l’artista Barbara Lattanzi per i suoi lavori di software cinema si rifaccia al cinema strutturalista degli anni ’60 e ’70, una “scuola” di cinema sperimentale che poneva al centro della sua pratica proprio la decostruzione e la messa in evidenza delle strutture profonde del mezzo cinematografico. Così il suo software EG Serene si rifà a Serene Velocity di Ernie Gehr.
Ma si rifà all’idea di strutturalismo anche HF Critical Mass (vedi) e ThewildernessPuppet (vedi)
Il software cinema della Lattanzi viaggia nella rete, si condivide, può essere preso, utilizzato, maneggiato, rimodellato, ma può anche prendere le forme di installazione artistica o di live cinema. Il soft-cinema è un organismo liquido che si trasforma in base all’uso e prende corpo in display diversi e in spazi differenti…
Da vedere Song at Midnight: