Una performance globale. Per ogni cittadino.
Alla nascita, in un'area del nucleo urbano, viene piantato un albero, il mio albero.
E' questo un albero molto particolare: ha il mio stesso nome, e siamo accomunati da una vita che sta cominciando.
Io e il mio albero (me stesso) cresceremo insieme.
La nostra unione, il nostro essere la stessa cosa, avviene sia nel mondo fisico delle foglie e dei rami, che in quello digitale delle informazioni.
Un sistema tecnologico mi tiene in contatto con il mio albero.
Mentre cresciamo, posso caricare immagini, video, testi e link che mostrano la mia vita che scorre.
Un piccolo dispositivo (costa pochi euro) piantato accanto al mio albero ogni tanto scatta delle fotografie, che possono essere messe in relazione con le mie.
Possiamo vederci crescere insieme: il mio primo bagnetto quando avevo pochi mesi, a fianco di un giovane fusto con poche foglie; il primo giorno di scuola, a fianco di un giovane albero che inizia a mostrare i propri rami; e oltre, fino alla mia foto con i capelli bianchi, a fianco di un albero maestoso.
Al mio albero posso associare i miei profili sui social network. Tutto quello che scrivo pubblicamente in questi luoghi della vita digitale saranno raccolti automaticamente, a descrivere la mia e la sua vita, per come evolve nel tempo.
E, quindi, iniziano a formarsi dei meravigliosi boschetti in città.
Sono fatti di alberi, e di persone.
Posso andare lì, in quei boschetti, e guardare gli alberi, il mio e gli altri.
Posso guardarli con i miei occhi, ma anche con dei dispositivi elettronici, come ad esempio uno smartphone.
Se li guardo in quest'altro modo, gli alberi diventano magici, e mi mostrano la "loro" persona.
Guardandolo in questo modo il boschetto si anima e ogni tronco, ogni foglia, viene affiancata da giochi di luce che mostrano immagini, video e testi: la vita della "loro" persona.
Il boschetto diventa il luogo delle storie delle persone della città, per come crescono.
Ogni tanto vado nel "mio" boschetto, a trovare il mio albero, il me stesso di legno e foglie che cresce.
Nel boschetto c'è un altro luogo magico, una specie di oracolo.
Ci si può sedere lì intorno, e guardare.
Nello specchio al centro dell'oracolo, c'è la mappa della città, che si anima di quello che dicono i suoi abitanti in questo momento, nella loro vita digitale. Si può vedere il chiacchiericcio generale, tipico della rete. Oppure, toccando su un lato dello specchio, si possono scegliere temi e tempi, per vedere come le persone parlano di ecologia, traffico, salute, emozioni.
L'oracolo si può anche vedere da casa, su internet. Ma io, quando posso, preferisco andare lì dal mio albero (dove sono io) e rilassarmi, ascoltando la città.
Un albero può anche significare città. Un albero in città può significare verde, comunità. Un albero in città può significare vita, social, rete… un albero può essere reale anche se nato in digitale, pensato in digitale, può relazionarsi con noi anche attraverso la rete, basta che ci sia, che sia affiancato da altri alberi, che formi dei boschi… "per fare un albero"… cantava Sergo Endrigo… tante cose ci voglio per fare un albero e questo progetto di Art is Open Source è una di queste… nel sito di "PremioCeleste" capirete meglio… qui sottto la descrizione della performance
Albero
Performance, Illustrazione, 2012
Note sull'opera: