Per chiunque pensi che affrontare l’educazione e l’insegnamento ai tempi di Internet e del digitale non sia solo fornire le scuole di computer e gli studenti e gli insegnanti di tablet, segnalo un progetto davvero interessante che si chiama “Imapara Digitale” (qui). Si tratta di un centro studi:
Il Centro Studi Impara Digitale è un’associazione nata nel marzo 2012 per promuovere lo sviluppo di una modalità didattica innovativa, che permetta alla scuola italiana ed europea di beneficiare significativamente del potenziale offerto dall’introduzione della tecnologia digitale.
Impara Digitale ha come obiettivo modellizzare un metodo di didattica per competenze per una scuola inserita nel cloud computing, attraverso l’utilizzo di tecnologie personali e mobili. L’associazione ricerca, sperimenta, condivide e insegna quanto imparato dalla reciproca collaborazione, sviluppando un solido network di riferimento a livello nazionale.
In pratica, Impara Digitale si propone di:
Promuovere lo sviluppo e diffondere l’utilizzo di didattiche per la scuola digitale
Analizzare l’efficacia di diverse tecnologie per la didattica
Studiare e realizzare strumenti e piattaforme software di supporto alla scuola digitale
Organizzare e gestire manifestazioni a carattere tecnico, seminari e corsi di formazione
Preparare e diffondere materiale informativo relativo alle didattiche per la scuola digitale
Favorire tutte le iniziative che possano contribuire alla promozione delle didattiche, costituendo un luogo privilegiato di scambio di esperienze e di informazioni
Rigorosa ricerca, formazione e la collaborazione congiunta di molteplici competenze specifiche in ambito pedagogico, tecnologico, informatico, editoriale e regolamentare sono essenziali per innovare il mondo della scuola attraverso le nuove tecnologie.
Venerdì scorso (29 novembre) a questo proposito è stato organizzato “Tablet School” (qui) a Bergamo con una dichiarazione di intenti chiara, lucida e, a mio parere, assolutamente da sottoscrivere:
L’uso di strumenti tecnologicamente avanzati, ed in particolare le diverse sperimentazioni di apprendimento coi tablet in corso in Italia in un certo numero di scuole, rivoluziona completamente alcuni aspetti del processo di apprendimento.
Per la prima volta le nuove tecnologie della comunicazione, che hanno già mutato ampiamente il nostro modo di vivere, entrano nella classe superando quelle barriere quasi “ontologiche” della vita scolastica:
– il tempo classe non è più avulso dal tempo “vita”
– le persone non agiscono più in modo isolato, né i docenti possono procedere in modo autoreferenziale
– per la prima volta alunni e docenti condividono una realtà paritetica: essere il primo gruppo di persone in un’aula scolastica a poter vivere un apprendimento reciproco; quello di una solida base culturale per gli alunni, quello relativo alle potenzialità delle nuove tecnologie (superare le barriere di tempo e di spazio) per gli adulti; e se questa opportunità non viene sfruttata, la didattica diventa sterile.
– per la prima volta un gruppo di giovani e adulti si interroga giorno per giorno sull’importanza del processo di costruzione del sapere che sta vivendo. Il concetto stesso di apprendimento forse sta passando una fase di mutazione epocale, che vede lo studente protagonista della costruzione della propria conoscenza attraverso un processo di acquisizione di competenze del tutto rinnovato. Gli studenti oggi apprendono in modo diverso e questo fatto implica un insegnamento diverso. Questa diversità è legata all’evoluzione dei media che ha portato, nella cosiddetta era elettrica, ad una socializzazione della conoscenza legata a processi di interconnessione inediti. Le nuove tecnologie incarnano la messa in pratica di potenzialità umane che si sono dischiuse piuttosto recentemente e di processi difficili da capire perché stanno accadendo ora.
Questo significa soprattutto che l’uomo, attraverso l’uso intelligente delle potenzialità delle nuove tecnologie, sta di fatto espandendo le proprie possibilità di conoscenza, collaborazione, progettazione, e che quest’esperienza viene vissuta proprio a scuola, dove gli uomini fanno esperienza per saperlo fare in modo proattivo ed evolutivo nella società.
La presa di coscienza di questa verità dovrebbe interrogare profondamente in primis i formatori, e di conseguenza la società tutta.
Oggi utilizzare le nuove tecnologie in classe come meri strumenti didattici tradizionali non funziona.
Oggi la velocità di mutamento delle tecnologie stesse impone un lavoro di collaborazione e disponibilità all’apprendimento creativo da parte degli insegnanti nei confronti degli studenti.
Oggi l’insegnante insegna meglio se è disposto ad apprendere insieme al proprio studente. La competenza digitale dello studente è garanzia della forma adeguata di trasmissione e costruzione del contenuto.
Oggi il mutare e migliorare delle forme impone un interrogarsi sempre più condiviso sulla profondità del contenuto.
Oggi l’insegnante è chiamato a utilizzare tutta la propria intelligenza professionale per fidarsi di quello che accade durante il processo di apprendimento, senza poterlo programmare a scatola chiusa prima.
Oggi l’insegnante è chiamato a progettare sempre di più e a programmare sempre di meno.
Oggi l’insegnante è chiamato a liberarsi dalle ansie dei programmi preconfezionati e da terminare a qualunque costo, è chiamato a sostituire la “fatica tranquillizzante” del controllo previo di tutte le fasi del processo in un ambiente artificiale e protetto con una disponibilità alla costruzione fluida e collaborativa di un percorso capace di rinnovarsi nel tempo.
Oggi la scuola è chiamata a camminare allo stesso ritmo della vita sociale, dispiegando tutte le proprie risorse per vivere nei termini di un’impresa innovativa da affrontare.
Paradossalmente, le nuove tecnologie chiedono di interrogarsi in maniera più concreta e profonda rispetto a prima su questioni fortemente educative, come per esempio ciò che significa oggi formare un alunno competente. Non basta più dire che si tratta di un alunno che sa, che sa fare o che sa essere. Oggi è nell’esperienza didattica tout court, nella significatività dell’apprendimento, e non solo negli atteggiamenti che abitano la vita scolastica, che un alunno si deve misurare con la propria capacità di coniugare interesse personale e metodo, entusiasmo e perseveranza nel raggiungere un obiettivo, creatività e senso di responsabilità. Parafrasando una bellissima espressione di Franco Bolelli, si potrebbe dire che oggi una scuola che trasmette senso di responsabilità senza esperienza dell’entusiasmo o viceversa, esperienza dell’entusiasmo senza senso di responsabilità, rischia di vedere i propri alunni crescere seri e affidabili, ma poco capaci di slanci vitali, o viceversa gioiosi e vitali ma poco capaci di grandi scelte. Coniugare questi due aspetti per rispondere agli interrogativi tremendamente importanti che la società pone oggi significa essere persone competenti. E la scuola da questa fucina di vita deve farsi abitare.