Di alcune letture del 2024

Difficile fare un sunto delle letture di fine anno. Ci stavo pensando proprio ieri riponendo alcuni volumi sugli scaffali e spostando per l’ennesima volta interi settori nelle diverse librerie.

Inizierei citando Stella Maris e Il passeggero di Cormac McCarthy (entrambi Einaudi). Del tutto inaspettata la lettura di Qohélet o l’Ecclesiaste (Einaudi). Un vero e proprio rompicapo tra rimandi, esaltazioni, passaggi filosofici e precetti morali. Uno scrigno davvero.

Ho riletto nella nuova traduzione Mumbo Jumbo di Ishmael Reed che continua ad essere uno dei miei libri preferiti in assoluto. Certo la traduzione di Minimum Fax è eccellente e orienterei chiunque verso questa… ma il sapore così vintage della versione per Rizzoli ha qualcosa di magico che niente ha a che fare con la letteratura e attiene solamente ai miei personali ricordi.

Per la poesia è stato l’anno del ridimensionamento di Walt Whitman, mentre ho riscoperto Cesare Pavese e il suo incedere quasi narrativo in particolare in Lavorare stanca (Einaudi).

Ma la vera riscoperta è stata Laborintus di Edoardo Sanguinetti (Manni). Patrizia Cavallo è entrata definitivamente nell’empireo delle mie poesie preferite, mentre ne esce mestamente Jack Kerouac.

Fulminante anche il ritrovamento in una libreria antiquaria di Furor Mathematicus di Leonardo Sinisgalli (edizione Mondadori del 1950). Mentre sempre andando ad annusare vecchi e ahimè costosi scaffali, rimango dubbioso sull’incedere messianico di Mantra del re di maggio di Allen Ginsberg.

Consiglio invece la lettura del catalogo della bellissima mostra Tutto il resto è profonda notte su Italo Cremona organizzata dalla GAM di Torino (Allemandi).

La signora Dalloway di Virginia Woolf (Feltrinelli) è stato un fulmine a ciel sereno, mentre sono finalmente (dopo gli studi universitari) riuscito a godere con animo pacificato L’uomo senza qualità di Roberto Musil (Einaudi) e Il tramonto dell’Occidente di Oswald Spengler (Guanda).

Infine vorrei citare altri quattro libri che ho amato profondamente: Giordano Bruno e la tradizione ermetica di Frances A. Yates (Laterza). Tommaso Pincio, Diario di un’estate marziana (Perrone). (Tommaso Pincio ormai svetta per la capacità stilistica e narrativa. In Diario, confrontandosi con Ennio Flaiano e con l’ossessione per Roma non mescola le carte dell’autobiografia, del saggio e del racconto, semplicemente rielabora stili e modelli all’interno di una lingua pura, fragile e coraggiosa allo stesso tempo, lineare e complessa, che avvolge la materia e i generi e li avviluppa fino a renderli obsoleti). E ancora Olaf Stapledon Infinito (Mondadori) e infine la raccolta di saggi di Stanislaw Lem Summa Technologiae (Luiss University Press) curata da Luigi Marinelli.

Buone letture del 2025!