Il cinema ha creato un linguaggio e inoltre un magazzino di forme e pratiche, di immagini, suoni… di memorie dell’audiovisivo. Nel momento in cui in Rete i testi che passano maggiormente sono proprio testi audiovisivi (di tutti i tipi, ovviamente), allora il cinema come linguaggio ed enorme database dichiara un potenziale comunicativo altissimo.
E questo potenziale può essere usato per comunicare, informare, narrare, emozionare, creare universi crossmediali ibridandosi con altre forme di comunicazione. Un linguaggio potente ed emozionante, facilmente comprensibile, che muta forma, che si diffonde, che può essere manipolato, che richiede un’interazione con il proprio audience… che sia un commento o un remix.
Quello che mi interessa del cinema digitale è il suo potenziale “editoriale”… che passa attraverso i software, i social network, che entra nelle app, che viene prodotto dall’alto e dal basso, che richiede partecipazione e interazione: che sia un tutorial o una web serie, un web documentario o un brevissimo filmato di Vine, che sia virale o anche un video basato sui dati della scienza… ecco perché mi interessa moltissimo l’Imagine Science Festival di New York, perché esplora le potenzialità del linguaggio cinematografico e delle forme cinematografiche per la divulgazione scientifica ma anche per la visualizzazione dei dati della scienza…