Su “Doppiozero” leggo un interessante articolo (qui) sulla mostra NYC 1993: Experimental Jet Set, Trash and No Star (al New Museum, New York, fino al 26 maggio 2013) e tra le cose mi incuriosisce uno spazio espositivo dedicato ai materiali di lavoro di Todd Haines durante la lavorazione del film Safe. Un film che ho amato molto e per questo la notizia mi ha incuriosito, ma ancora di più mi ha colpito la descrizione che l’autrice dell’articolo, Flaminia Gennari Santori, fa dell’ “opera”:
l’album di immagini raccolte da Todd Haines mentre scriveva la sceneggiatura del film Safe. Esposto in uno dei mezzanini del museo, si può sfogliare in solitudine quasi fossimo nello studiolo di un collezionista. Sono immagini di case suburbane, autostrade avvolte nello smog, fotografie di templi new age di provincia, la pubblicità con una casalinga scosciata e sorridente che lustra ginocchioni il pavimento della cucina.
E’ come se i materiali di lavoro del film si strutturassero in uno spazio per permettere un’altra visione, e soprattutto un’altra esperienza cinematografica. Un’esperienza che deriva da un film e che quindi è una sorta di seconda esperienza filmica che potremmo definire “postcinema”, in quanto viene dopo il cinema, esce dalle “norme” del cinema e allo stesso tempo vive di cinema, del ricordo del cinema, della sua esperienza e delle sue memorie, siano esse modi, forme o pratiche…