Paviglianiti, Giordano, Tirone, Rocco Cane… ve li ricordate? I personaggi di quella incredibile e irripetibile esperienza televisiva che fu Cinico TV di Ciprì e Maresco. L’altra settimana ero a Palermo e ho assistito alla presentazione del cofanetto che raccoglie la prima serie di questi frammenti di realismo apocalittico, di naturalismo grottesco.
Cinico Tv ha rappresentato la possibilità di costruire con una forma estetica originale e ben definita (il bianco e nero, l’inquadratura fissa, la voce fuori campo di Maresco) un universo particolare di disadattati, di derelitti che vivono tra le macerie in una Palermo che non è Palermo ma che diventava l’antro di un inferno fatto di mafia, di povertà, di privazioni, di mostruosità, simbolo e allegoria di un male indecifrabile su cui ridere amaramente.
Cinico Tv è innovativo anche nella narrazione: quadri, brevi, interviste surreali, bozzetti di un male ridicolo che si incuneavano nelle programmazioni della Rai 3 dei primi anni ’90, frammenti di follia e di crudeltà, schegge impazzite di registi di cultura e formazione cinematografica che si intromettevano nel flusso televisivo con lampi di genialità dissacrante confezionati nella periferia dell’impero, Palermo…