Ho trovato un bell'intervento dell'artista Doug Aitken in una rivista che ormai non esiste più, "Aria". Il numero del maggio 2006 riporta l'intervista di cui parlavo… Aitken parla di una sua opera imminente, alcune proiezioni fatte sulle facciate del MOMA di New York, una forma di Light Architecture e Land Art, un esperimento che gli permette di riflettere sul futuro delle immagini. Laura Broggi, l'intervistatrice, infatti lo incalza sul tema delle immagini e delle architetture e Aitken risponde parlando di quello che ormai viene chiamto "post-cinema", cioè un'epoca in cui il cinema non è più il sistema mediale centrale e in cui la città diviene il nuovo organismo che ospita diversi modelli di fruizione visiva sia individuali come i connected e locative media, sia pubblici come gli schermi urbani, le media facciate e le architetture mediali. Una metropoli mediale in cui si incrociano visioni e informazioni e piattaforme sempre più interfacciate e dialoganti, ma anche spettacoli mediali come i grandi schermi e le pelli architettoniche mediali. Un sistema che cambia anche il nostro approccio alla visione, che modifica la nostra percezione e il nostro uso di immagini… e infatti l'artista afferma "sono dell'idea che abbiamo ormai superato quel tipo di visione e di narrazione che è un'estensione della mitologia e della fiaba e che prevede un inizio e una fine per ogni storia. per me la vita contemporanea è piuttosto una serie di frammenti, una sorta di collage, e non mi ritrovo con i modi tradizionali di rappresentare la realtà."
Una realtà mediale che preferisce il frammento, che vive di scambi veloci, di pezzi di visione che ognuno ricompone, di cui ognuno si serve secondo i propri gusti e le proprie necessità e che il cittadino-spettatore fruisce secondo scelte più o meno casuali, ma con cui può anche sempre più interagire. Che gli schermi siano piccoli come quelli del videofonino o maxi come quelli urbani, è chi vive la città che li utilizza a suo piacere e comodo, che si lascia o meno incantare dallo spettacolo, che li usa per servizi e informazioni. Frammenti, comunicazione, informazione, servizi, pubblicità, forme di arte… questa è la tendenza che prorpiamente viene chiamata post-cinema di cui parla Aitken.