Sono ritornato al Salone del libro e nel frattempo ho sentito alcuni amici e colleghi e ne ho tratto due osservazioni: c'è chi mi parla dell'IPad (anche su questo blog)… ok, ok, anch'io sono facile preda di entusiasmi teconlogici e visto da vicino l'IPad ha un fascino incredibile, ma io sono piuttosto colpito da altro, e cioè da una vasta produzione letteraria (qualsiasi sia il formato, digitale o cartaceo) rispetto ad un pubblico piuttosto ridotto di lettori. Non è il supporto che contesto e non penso che sia il supporto a modificare il consumo. O meglio, lo cambia per quanto riguarda le abitudini, le possibilità e gli accessi e in questo senso l'IPad promette di facilitare, ma se il problema è quanti hanno voglia di accedere al contenuto letterario o giornalistico, temo che non sarà certo una tecnologia a modificare i comportamenti.
In secondo luogo l'amico Luciano Petullà mi invita a riflettere su una cosa che è cambiata rispetto agli anni scorsi al Salone, la mancanza di una casa editrice, Meltemi di Roma. E' vero e chiedo scusa di questa dimenticanza… non voglio entrare nei dettagli della sua recente chiusura (anche perché non li conosco), ma si tratta di un vuoto che si fa sentire, Meltemi andava ad esplorare territori a me cari come quelli delle nuove architetture, della sociologia urbana, dell'urbanistica, delle nuove tecnologie, del cinema e dei media. Si occupava di tecnologie e di pensiero con una scelta di autori italiani e internazionali davvero prestigiosa e con una rete di rapporti con diverse università che assicurava un livello scientifico molto alto. La mia libreria in vari punti si colora del viola caratteristico di molte sue collane e quindi vale la pensa soffermarsi un momento per non lasciare passare sotto silenzio una vera perdita per l'editoria italiana.