Cos’è e cosa non è Avatar

Non mi tiro sicuramente indietro a dire la mia
su Avatar, ma vorrei farlo anche a partire dalla discussione che è nata intorno
al film. E innanzitutto vorrei iniziare da quello che non è Avatar e che,
quindi, non bisogna chiedergli di essere. Mi spiego… anch’io ho notato le
impressionanti somiglianza con le “creature” di Manuli e del suo Aida degli
alberi
(ma se si tratta di plagio lo si deciderà in altra sede). Anch’io ho
notato la banalità della struttura narrativa, il fatto di essere un patchwork
di tutti i temi e generi alla moda dell’ultima Hollywood dall’ambientalismo al
film catastrofico, dal film militare all’action movie. Non mi sono sfuggiti i
riferimenti a Pochaontas e a molta fantasy contemporanea. Nessuno (almeno fino
ad ora non mi è ancora capitato di leggerlo) ha parlato della colonna sonora,
della sua mancanza di originalità con tanto di tamburi di guerra e tutto
l’armamentario dell’action contemporaneo… ma il punto sta nel fatto che
Cameron non è un cineasta sperimentale, il suo sogno, come quello di Zemeckis,
di Spielberg e soprattutto di Lucas (suo riconosciuto “padre spirituale”) è
quello di rifare Hollywood grande, di incanalarsi nella grande tradizione
spettacolare di Hollywood e rinverdirla, renderla sempre più spettacolare.
Quando Cameron afferma che il film che gli ha cambiato la vita è Guerre
stellari
afferma proprio questo… Guerre stellari è stato un film geniale che
ha elaborato temi e generi hollywoodiani, addirittura ne ha fatto un patchwork
con personaggi riconoscibili fino, quasi, alla superficialità, con situazioni
conosciute e riconoscibili ma con un impianto visivo avveniristico e con un
surplus spettacolare che immergesse lo spettatore contemporaneo (molto più
“scafato”) in una situazione spettacolare.

Cameron persegue questo obbiettivo e lo fa
innovando le possibilità tecnologiche in seno a questa tradizione… come si fa
quindi a fare polemica sui personaggi, la storia, la sceneggiatura… questo
lui fa, questo è il suo lavoro, la sua “poetica” addirittura.

 

D’altro canto la forza del cinema
hollywoodiano è sempre stata quella di veicolare attraverso racconti emozionali
(di qualsiasi genere fossero) un mondo… in questo senso Avatar è un
capolavoro e una pietra angolare, perché è il punto più alto raggiunto da
Cameron in questa sua sfida a fare entrare l’immaginario tecnologico e visivo
nel cinema contemporaneo. Cameron ha ben presente che la nostra società è
intrisa di tecnologia e demanda alla scienza lo spettacolo del nuovo e allora
ecco che il nostro si immerge nelle profondità degli oceani con spedizioni
scientifiche per portare poi sugli schermi spettacolari piante luminescenti.
Oppure frequenta i laboratori della NASA (come Kubrick prima di lui per 2001:
Odissea nello spazio
) per mostraci schermi olografici, per disegnare
avveniristiche macchine da guerra. Anche in questo coglie il segno dei tempi in
questa unione indissolubile tra scienza, tecnologia e militari che ha segnato
la nostra società dell’informazione (dai computer a internet e i videogiochi di
simulazione tutto è nato all’interno di sviluppi militari delle tecnologie).
Cameron non solo fa vedere la tecnologia e cosa può essere la tecnologia, ma si
serve dell’osservazione scientifica per riprodurre visioni e in ultimo si serve
del 3D per dare consistenza “solida” a queste visioni.

 

Punto sul 3D: non è vero, come ho sentito da
alcuni, che il film non sfrutta il 3D, lo sfrutta al meglio per come fino ad
ora è stato visto, penso alle immersioni nella foresta, alle strane
piante/creature di Pandora…. mi hanno ricordato quelli che fin ad ora erano i
migliori prodotti 3D, i documentari oceanografici di National Geographic.
Cameron sfrutta come fino ad ora nessuno aveva ancora fatto la profondità come
una vera terza dimensione, in alcuni momenti è persino impercettibile, ma c’è
un’idea di cinema solido in questo film come negli altri visti fino ad ora non
mi era capitato di incontrare.

 

Non si tratta di una difesa a spada tratta di
Avatar, bensì di collocare al suo giusto posto i pezzi dell’operazione di
Cameron per dargli la giusta dimensione e quindi permetterne la giusta
valutazione, solo incasellandolo nella tradizione hollywoodiana e nella
specificità della nuova Hollywood spettacolare, e solo interpretando la maniera
in cui dialoga questa visione con la nostra società, si può capire l’importanza
di questo film. Sul piacere o non piacere poi mi tiro indietro, ho abbastanza
anni di critica cinematografica alle spalle per affermare che questa è davvero
una materia instabile. Ognuno è evidentemente libero di essere affascinato o
meno da Avatar, certo che tutto quello che sta intorno ad Avatar, la potenza
pubblicitaria, l’aura di culto che il regista ha saputo creare attorno a sé,
l’aspettativa dei fan e dei semplici spettatori e soprattutto la rissa di voci
che si alzano attorno ad esso (cosa ormai rarissima per un film) lo pongono al
centro, lo mettono in risalto, gli affidano un posto significativo nel
dibattito sul cinema contemporaneo… e anche questa non è cosa da
sottovalutare.

 

 

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  • Simone |

    In parte mi trova concorde, ma quello che io trovo interessante è che Cameron spinge nel futuro una tecnologia presente anche se futuribile… mi spiego meglio: Cameron riesce a far diventare visione un mondo tecnologico ancora in evoluzione (come il computer a ologrammi o gli esoscheletri militari) ma contemporaneo. In questo senso non è un visionario, ma è uno che ha ben presente quale sia il grado di “futuribilità” delle tecnologie e delle scienze contemporanee. La sua fantascienza, quindi, non è visionaria ma ben radicata nel presente. Lui spinge solo oltre l’occhio cinematografico, lo fa entrare nella “stanza dei bottoni” delle scienze contemporanee, ripropone le visioni delle sue spedizioni oceanografiche… in questo è forse il regista di oggi che meglio incarna questa società occidentale così legata alla scienza e alle tecnologie e ne riesce a dare una forma “popolare”.

  • Flavio |

    ho letto con piacere questa recensione di Avatar, ma ci sono dei punti che non riesco a condividere.
    Il film si svolge nel 2154 ma non mi sembra abbia un’interessante visione di come saremo nel 2154. Anzi, mi sembra addirittura patetico nell’utilizzare un container nella parte finale del film, di utilizzare aerei/astronavi che piuttosto che visionari sembrano vecchi modellini piuttosto datati, i militari sembrano degli impiegati con tute mimetiche (ma la battuta sulla vernice che si rovina proprio quando sono pronti ad attaccare il “nemico” nella foresta?), le armi sono obsolete, la tecnologia militare non si vede (in altri film più interessanti su questi punti si sono spinti ben oltre con l’immaginazione), gli indumenti troppo classici, fumano sigarette o sigari, insomma tanta ricerca sicuramente impressionate nel riscreare una natura tecnologica e suggestiva, nel pensare a degli umanoidi azzurrati e poi tutto il resto cosi’ retro’? Complimenti a Cameron per averci creduto e averlo realizzato, al team per la natura e la tecnologia utilizzata in alcune situazioni e contesti ma tutto il resto stride e fa a pugni con la tecnologia e offende chi visionario in realtà lo è. Peccato che non sempre chi è visionario ha le capacità e la forza di imporsi come ha saputo fare Cameron, non crede?

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