I futurologi sono una nuova stirpe che sta prendendo piede rapidamente: da una parte qualche furbetto con idee d'accatto riciclate in maniera cool, d'altra parte invece studiosi seri che guardano il presente cercando di codificarne i trend più significativi.
I futurologi oggi sono più necessari che mai, riescono a districare la matassa di un'epoca mediale mai così rapida, mai così inglobante, mai così variegata nei risultati.
I meccanismi e le forme che conoscevamo risultano obsoleti e le nuove forme riescono a malapena ad apparire che già si smaterializzano.
Ecco che allora parlare di futuro significa parlare di presente, significa radicalizzare il pensiero e radicarlo non in alcuni oggetti e risultati ma in questo continuo movimento che è poi la scienza e la tecnologia oggi.
La conferenza finale di Share Festival, Market Forces, ha cercato di evidenziare questi trend, ha provato a fornire prospettive, a guardare la società attraverso la lente del mercato per capirne i movimenti e i sussulti, le direzioni e le tensioni.
Richard Barbrook, per esempio, ha messo insieme una breve storia del contemporaneo provando a delineare una direzione che è poi quella definita nel suo libro, Imaginary Futures: From Thinking Machines to the Global Village. Sono intervenuti anche Bruce Sterling, Sorin Salomon, Kath Kelly, Pietro Terna, Roberto Burlando e Giovanni Ferrero, sotto l'occhio attento di Andy Cameron.
Il futuro è oggi e le immagini del futuro sono l'immaginario che stiamo delineando nei nostri tempi, scrutare l'immaginario contemporaneo con costanza e passione può davvero mettere in rilievo un universo di forme e di temi nuovo e fondante, questo è il lavoro che gli studiosi riuniti ieri stanno cercando di fare e questo è il lavoro che un festival importante come Share sta realizzando a Torino da diversi anni