Riprendimi

Riprendimi è un film che riesce ad essere allo stesso tempo leggero e profondo, un film per cui si potrebbero scomodare categorie critiche e teoriche altisonanti come “meta-cinema”, “docu-fiction”, “mockumentary” ma che svierebbero dalla semplice e nello stesso tempo efficace linearità di un film indipendente che mette in scena con disarmante semplicità una storia d’amore, ma anche una fotografia di una generazione e di una classe sociale. Giovani intelligenti, colti, sensibili, evidentemente di una classe agiata, “borghese” diremmo se la parola non vagasse ormai in un mare di significati che la rende un po’ ambigua, che girano un po’ a vuoto, malati di una educazione sentimentale evidentemente un po’ superficiale, precari… ma non è nemmeno questo il dato più importante.
Colpisce anche una generazione di attori giovani, nuovi, volti veri e presenze decisamente ben integrate nel progetto registico, a cominciare da Alba Rorwacher.
Da anni si chiede al cinema italiano di riuscire ad essere più coinvolgente e nello stesso tempo vero, di essere meno scialbo e stilisticamente ricercato, di riflettere la nostra società e i nostri tempi e nello stesso tempo di non essere “regionale”… ecco alcuni film degli ultimi tempi e questo della Negri (non a caso selezionato al Sundance Film Festival) riesce secondo me nell’intento. Sfrutta benissimo situazioni da commedia (il dialogo tra i due registi del documentario in particolare) e parimenti parla in maniera diretta, non affettata, mostra un senso dell’ironia mai banale come del resto aveva già fatto con il precedente In principio erano le mutande e investiga l’universo femminile con estrema sensibilità.
Assolutamente un film da vedere.