Scorro velocemente la lista dei film nelle sale cinematografiche e mi coglie una vaga malinconia, un senso di vuoto… sarà forse un po’ di depressione. In questi giorni mi sono digerito 30 giorni di buio, idea intrigante, già bollita dopo 20 minuti, e poi un patchwork tra Carpenter, Raimi e Romero… ovviamente senza il respiro politico e la potenza visiva di La cosa, Fantasmi su Marte, Vampires di Carpenter… o l’anarchica libertà di La casa di Raimi o ancora il rigore splatter degli zombie di Romero. Non parliamo dei vari “amori” italioti da Parlami d’amore a Scusa ma ti chiamo amore… di Asterix mi è bastato il trailer (sarò anche snob ma ad un certo punto non si può mica sprecare tutto questo tempo).
Di Caos calmo so già troppe cose, mi affatica il solo pensiero, non metto in dubbio che sarà un bel film, lo andrò a vedere… magari domani, quando questa “cappa” sarà passata.
Intanto mi accorgo che di grandi film, al cinema, ultimamente ne ho visti davvero pochi… Paranoid Park, La promessa dell’assassino, poco altro… temo di trasformarmi anch’io in un cinefilo da salotto, inteso proprio nel senso dello spazio domestico in cui, con il mio lettore dvd, mi confronto con Chung Kuo Cina, il magnifico documentario di Michelangelo Antonioni pubblicato dopo anni di oblio da Feltrinelli. Dove ho rivisto Helloween di Carpenter (era da tanto che non lo vedevo). Scopro che ancora il cinema mi intriga, mi avvolge; ho rivisto Il testamento del dottor Mabuse e Il covo dei contrabbandieri di Fritz Lang e ho rifatto la pace col cinema… mentre L’ombra del passato di Edward Dmytryk, classico noir con Philip Marlow, di certo non un capolavoro, mi ha fatto ripensare al grande mestiere che stava dietro alla Hollywood classica. Un amico mi ha prestato Vertigine di Preminger e d’improvviso la lista dei film al cinema è finita nel cestino… per stasera almeno sarò un cinefilo da salotto.