Sbarco a Palermo, lasciando i 2 gradi centigradi torinesi per farmi abbracciare dai 20 della capitale siciliana… mentre a Torino prosegue l’omaggio a Werner Herzog, qui inizia quello a Wim Wenders. Una sorta di dialettica in terra italica dei due protagonisti del cinema tedesco. Dopo la retrospettiva dedicatagli dal Torino Film Festival, Wenders è ora fatto oggetto di un importante omaggio a Palermo, qui ha girato il suo nuovo film, Palermo Shooting, che sta montando proprio in queste settimane.
WIM WENDERS, Appunti di un viaggio (Palermo 21/31 gennaio 2008), questo è il titolo della manifestazione che prevede un’ampia retrospettiva dei suoi film, una Lectio magistralis tenuta stamane presso la Facoltà di Lettere dell’ateneo palermitano, Carte blanche, una scelta di film prodotta dallo stesso Wenders e poi incontri con critici e studiosi.
Da sempre per Wenders il cinema è primariamente uno spazio, un luogo, possibilmente una città. Una città da incontrare, da scoprire, da cui farsi emozionare, che gli permetta di far volare il suo sguardo, e adesso tocca a Palermo: “Io ascolto sempre le storie che i posti vogliono raccontare e Palermo mi ha scelto per svelare la sua” (Wim Wenders – Il Sole 24 Ore – 25 novembre 2007), ha avuto modo di affermare. E gli attestati di stima per Palermo si susseguono… e Palermo ha ben capito l’importanza della sua presenza, del suo film, che fa parte di una strategia sull’immagine che Palermo sta giustamente curando negli ultimi tempi.
Wenders potrebbe calamitare la curiosità su una città che ha effettivamente molto da offrire, ma ha già avuto il merito di fare convergere intellettuali e studiosi, critica e accademia, istituzioni, le più diverse, attente e affascinate da questo regista che ricambia con una grande disponibilità.
Di seguito riporto la dichiarazione che Wenders ha lasciato per il catalogo della retrospettiva, WIM WENDERS, Appunti di un viaggio, a cura di Massimo Arciresi e Mario Bellone:
Dopo avere trascorso a Palermo la maggior parte dell’anno passato, sono felice di poter tornare così presto in questa città immaginifica, che in questo periodo ho davanti agli occhi ogni giorno, sebbene solo sull’Avid nella mia sala di montaggio.
Mi sembra quasi di affrontare un singolare viaggio nel tempo, che parte da Berlino, dove mi ritrovo quotidianamente a girare per Palermo, e arriva a Palermo, dove vengono presentati i miei film, alcuni dei quali sono ambientati a Berlino…
A noi cineasti piace pensare di intraprendere ad ogni film un nuovo percorso, e la mia unica fobia è sempre stata quella di ripetermi in qualche modo.
Ma proprio quando ci confrontiamo con i nostri film passati, che nel mio caso risalgono fino a 35 anni fa, ecco che ci troviamo di fronte ai nostri stessi trucchi e ci accorgiamo che, così come anche nel caso di tutti gli altri registi che abbiamo ammirato, il numero delle storie che ognuno di noi porta con sé non è infinito, ma limitato. Così come limitata e parziale è la visione del mondo.
Con sollievo ci rendiamo conto che questo non è qualcosa di cui vergognarsi, finché non si inizi deliberatamente a ripetersi e ad imitare se stessi.
Trovo che sarebbe insopportabile realizzare film e raccontare qualcosa solo perché si sa come si fa.
Per questo noterete che alcuni temi si ripropongono sotto diverse forme all’interno dei miei vecchi film.
Una ricerca di significato, di amore, di identità.
Una particolare predilezione per la musica.
Una certa irrequietezza, una voglia di viaggiare, una certa nostalgia…
Non appena penso a Palermo mi viene subito voglia di tornarci.
Ed una retrospettiva mi sembra un buon motivo per farlo.
Wim Wenders