La webserie come libertà creativa

Il “Guardian” avvisa: le grandi produzioni stanno uccidendo la creatività delle webserie (qui). In particolare Amazon Prime e Netflix starebbero riconducendo un genere indipendente, libero, capace di dare spazio e lanciare nuovi racconti, nuovi immaginari e soprattutto nuovi talenti, verso uno studio system dominato da motivi commerciali.

Beh! Un grido d’allarme interessante e una disamina che, anche se non esplicitamente, prende in considerazione un fatto rivoluzionario avvenuto nel sistema dei media contemporanei,  cioè l’affermarsi di un sistema complesso con al centro la Rete e dove i confini tra generi e modelli produttivi tende ad essere continuamente messo in crisi.

Il punto è che qui come altrove serpeggia un po’ la pretesa di definire la webserie entro gli stretti confini di genere. La webserie per molti dovrebbe svolgere un po’ il ruolo che certo cinema indipendente svolge negli Stati Uniti: un serbatoio di talenti e storie. Funzione sicuramente meritevole, ma io credo che accanto a questo esista anche un modo diverso di vedere le webserie, e cioè come fenomeno linguistico e della comunicazione in grado di ibridare modi e forme diverse, in grado di adattarsi a idee diverse, di fluire in Rete, di associarsi a strategie di storytelling differenti, di creare spazi social. Delle webserie mi piace la libertà creativa, il legame con il pubblico, sempre più chiamato ad essere partecipe e attivo. Non riesco ad appassionarmi al fenomeno visto come una sorta di sottospecie a basso costo delle serie TV. Mi appassionano le webserie documentarie, quelle giornalistiche, quelle basate su data visualization, quelle locative e turistiche. Le web serie per app, anche le forme di advertising, le aziendali, le wesbserie tutorial, le webserie trailer, quelle scientifiche, quelle di ricette. Mi piacciono le webserie educational e quelle ARG… mi piace la contaminazione, mi piacciono i cortocircuiti tra informazione, comunicazione e intrattenimento.

Mi piace pensare ad un audiovisivo in rete che a fianco di generi e forme piuttosto tradizionali e “istituzionalizzati” riesca a far emergere, idee, narrazioni differenti, che riesca ad elaborare modelli e strategie differenti, partendo dallo spezzettamento del racconto, dalla sua serializzazione e dalla sua capacità di muoversi nei flussi del web.